Tori.no(n) danza stasera
Le Cri delude
Torinodanza - vetrina internazionale per la danza contemporanea - arriva in centro.
Inaugurato lo scorso settembre nella sede centrale a Moncalieri negli spazi delle Fonderie Limone, per la prima volta il Festival ospita una coreografia di Nacera Belaza, artista franco-algerina che unisce il sacro alla danza. L'11 ottobre al Teatro Gobetti.
La danza di Nacera Belaza intreccia ossimori come ascesi e piacere, spiritualismo e sensualità. La sua è una danza pura, astratta fuori dai canonici circuiti accademici in cui la rivolta contro il mondo, il piacere per la dissoluzione, la fascinazione per una dimensione mistica e di trance sono le forze che muovono i suoi lavori. La memoria del sacro nel corpo sembra interessare la nostra coreografa che già nel 1989 - anno della fondazione della sua compagnia - era spinta verso la conciliazione di fede e arte, connubio premiato quest'anno con la partecipazione al Festival d'Avignon.
Per Le Cri - focus sguardi distanti - Nacera Belaza e accompagnata da Dalila Belaza. Una coreografia priva di grafia. Solo un movimento sul palco con lievissimi cambiamenti degli arti superiori. Un movimento noiosamente monotono che uccide la creatività sul suo nascere, ovvero al momento ideativo. L'intuizione che sulla scena non ha funzionato e sicuramente men che meno emozionato. Anzi ha infastidito. Va bene lo studio sulle danze rituali e le implicazioni trancerecce, ma una cosa è prendere spunto e creare movimenti coreutici, un'altra e portare un gesto già confezionato, che parla un linguaggio sui proprio sul palco. Tutta la performance risulta così una dimostrazione non certo una creazione.
E' più vicina al linguaggio di certi documentari o etno-antropologici o psicoanalitici, sicuramente poco con la danza da teatro in cui il pubblico esige, soprattutto in un Festival come questo.
Ovviamente c'è sempre del buono in ogni cosa, e il buono è rappresentato dalla musica in Le cri: salmi di Larbi Bestam e le voci di Maria Callas e Amy Winehouse sono missate egregiamente e funzionali per lo spaesamento-trance. Molto forte e d'impatto la musica però fa parte di una piecè pensata, forse, più per la videodanza che per la danza pura. Infatti fissati sullo schermo i movimenti ripetuti e irregolari creano sicuramente quell'effetto che la coreografia necessita e che sul palco hanno avuto resa nulla. Infatti si sentiva il pubblico: ma non sarà tutto così? e invece si!
Inaugurato lo scorso settembre nella sede centrale a Moncalieri negli spazi delle Fonderie Limone, per la prima volta il Festival ospita una coreografia di Nacera Belaza, artista franco-algerina che unisce il sacro alla danza. L'11 ottobre al Teatro Gobetti.
La danza di Nacera Belaza intreccia ossimori come ascesi e piacere, spiritualismo e sensualità. La sua è una danza pura, astratta fuori dai canonici circuiti accademici in cui la rivolta contro il mondo, il piacere per la dissoluzione, la fascinazione per una dimensione mistica e di trance sono le forze che muovono i suoi lavori. La memoria del sacro nel corpo sembra interessare la nostra coreografa che già nel 1989 - anno della fondazione della sua compagnia - era spinta verso la conciliazione di fede e arte, connubio premiato quest'anno con la partecipazione al Festival d'Avignon.
Per Le Cri - focus sguardi distanti - Nacera Belaza e accompagnata da Dalila Belaza. Una coreografia priva di grafia. Solo un movimento sul palco con lievissimi cambiamenti degli arti superiori. Un movimento noiosamente monotono che uccide la creatività sul suo nascere, ovvero al momento ideativo. L'intuizione che sulla scena non ha funzionato e sicuramente men che meno emozionato. Anzi ha infastidito. Va bene lo studio sulle danze rituali e le implicazioni trancerecce, ma una cosa è prendere spunto e creare movimenti coreutici, un'altra e portare un gesto già confezionato, che parla un linguaggio sui proprio sul palco. Tutta la performance risulta così una dimostrazione non certo una creazione.
E' più vicina al linguaggio di certi documentari o etno-antropologici o psicoanalitici, sicuramente poco con la danza da teatro in cui il pubblico esige, soprattutto in un Festival come questo.
Ovviamente c'è sempre del buono in ogni cosa, e il buono è rappresentato dalla musica in Le cri: salmi di Larbi Bestam e le voci di Maria Callas e Amy Winehouse sono missate egregiamente e funzionali per lo spaesamento-trance. Molto forte e d'impatto la musica però fa parte di una piecè pensata, forse, più per la videodanza che per la danza pura. Infatti fissati sullo schermo i movimenti ripetuti e irregolari creano sicuramente quell'effetto che la coreografia necessita e che sul palco hanno avuto resa nulla. Infatti si sentiva il pubblico: ma non sarà tutto così? e invece si!
Gb
TORINODANZA
LE CRI
Coreografia Nacera Belaza
www.cie-nacerabelaza.com
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