The Old King
il folle con la piantina negli slip
Ancora una coreografia dei Focus Sguardi Distanti a Torinodanza: in prima nazionale, è di scena la Compagnia Les Ballets C de la B con The Old King. Apocalittica coreografia che riflette i rapporti fra individuo e società, negli spazi della Cavallerizza Reale - Maneggio il 13 e il 14 ottobre.
Battezzati al Festival di Avignone, Miguel Moreira e Romeu Runa portano a Torino un spettacolo nato da diversi stimoli, quali ad esempio una fotografia di Daniel Blaufuke che incornicia un uomo malinconico che fuma con un libro sulle ginocchia; il volume della geografa Ana Francisca de Azevedo The Idea of Landscape, ma anche Sexual Personae di Camille Paglia. Una volta che si sono digeriti gli stimoli l'idea è stata partorita. Una scenografia apocalittica a metà strada fra costruzione e demolizione ospita un uomo che si crede abbandonato da Dio e dagli uomini. Siede in solitudine dando le spalle al pubblico nel tentativo di riflettere su di sé e su ciò che lo circonda. Il tormento interiore si fa chiaro negli spasmi del corpo, il dolore si manifesta nell'irrequietezza dell'azione coreuta. La comunicazione, in una società in cui ha fallito il suo scopo originario perdendo di significato, è tutta demandata ad un corpo anarmonico privo di centro, incapace di equilibrio lotta fra i suoi desideri e le consuetudini sociali.
Ed è una lotta vera e propria quella che Runa intraprende sul palco, prima contro se stesso e poi, come un moderno Don Chisciotte, contro i mulini a vento del nero delle nostre società. Studiata appositamente per le linee e l'impatto scenico del ballerino, la pièce, come la danza pretende, si focalizza su ossa e pelle scrivendo nello spazio una poesia maledetta. Il corpo retrocede ad uno stato primigenio -fra infanzia e follia- per rivendicare la sua giusta collocazione nel mondo: prima chiuso in sè stesso, curvo e incompreso, man mano che la coreografia avanza questo corpo diventa sempre più consapevole, ma sempre più sgraziato. Per movimenti che ricordano le movenze di Incompiuto della Compagnia Zappalà Danza, si vede un corpo che striscia, trema, spasima si contorce privo di consapevolezza, alla ricerca d'identità. Tra slancio al movimento e l'inazione, «il cammino dell'uomo non ha senso -sembrano dire i movimenti del danzatore- a meno che non si ceda ai sentimenti di irrequietezza, al corroborante balzo verso l'ignoto».
Una coreografia d'impatto sia visivo che emozionale che insieme alle sonorità di Carneiro e la fisicità asciutta di Runa mette bene a fuoco come le società invece di aiutare le relazioni- soprattutto con se stessi- le facciano diventare del tutto asettiche. Non resta che urlare con Munch sia lo sfacelo, sia la voglia di stare qui ed ora. Urlare la ricerca del senso che diventa istinto di sopravvivenza. E se la compagnia crede nel potere che ognuno come individuo ha nella scelta della propria vita -esattamente quando Runa, demolendo la scenografia, fra furore dionisiaco e volontà di potenza, si costruisce un podio su cui salire e rivendicare se stesso- crede un pò meno nella capacità che gli uomini hanno di raccontarsi e di vedere il mondo e quindi gli altri. Quell'uomo non riesce a comunicare nulla di tutto il suo mondo interiore, la parola è sminuita nel su valore o sono gli uomini incapaci di fermarsi e trovare il giusto codice?
Uno spettacolo che da delle speranze a metà, che crede nella forza individuale ma è completamente sfiduciato dalla sovrastruttura. Il progresso non deve essere necessariamente una linea dritta, un andare avanti a tutti i costi. Torniamo indietro, retrocediamo e troveremo il vecchio uomo che c'è in noi.
Battezzati al Festival di Avignone, Miguel Moreira e Romeu Runa portano a Torino un spettacolo nato da diversi stimoli, quali ad esempio una fotografia di Daniel Blaufuke che incornicia un uomo malinconico che fuma con un libro sulle ginocchia; il volume della geografa Ana Francisca de Azevedo The Idea of Landscape, ma anche Sexual Personae di Camille Paglia. Una volta che si sono digeriti gli stimoli l'idea è stata partorita. Una scenografia apocalittica a metà strada fra costruzione e demolizione ospita un uomo che si crede abbandonato da Dio e dagli uomini. Siede in solitudine dando le spalle al pubblico nel tentativo di riflettere su di sé e su ciò che lo circonda. Il tormento interiore si fa chiaro negli spasmi del corpo, il dolore si manifesta nell'irrequietezza dell'azione coreuta. La comunicazione, in una società in cui ha fallito il suo scopo originario perdendo di significato, è tutta demandata ad un corpo anarmonico privo di centro, incapace di equilibrio lotta fra i suoi desideri e le consuetudini sociali.
Ed è una lotta vera e propria quella che Runa intraprende sul palco, prima contro se stesso e poi, come un moderno Don Chisciotte, contro i mulini a vento del nero delle nostre società. Studiata appositamente per le linee e l'impatto scenico del ballerino, la pièce, come la danza pretende, si focalizza su ossa e pelle scrivendo nello spazio una poesia maledetta. Il corpo retrocede ad uno stato primigenio -fra infanzia e follia- per rivendicare la sua giusta collocazione nel mondo: prima chiuso in sè stesso, curvo e incompreso, man mano che la coreografia avanza questo corpo diventa sempre più consapevole, ma sempre più sgraziato. Per movimenti che ricordano le movenze di Incompiuto della Compagnia Zappalà Danza, si vede un corpo che striscia, trema, spasima si contorce privo di consapevolezza, alla ricerca d'identità. Tra slancio al movimento e l'inazione, «il cammino dell'uomo non ha senso -sembrano dire i movimenti del danzatore- a meno che non si ceda ai sentimenti di irrequietezza, al corroborante balzo verso l'ignoto».
Una coreografia d'impatto sia visivo che emozionale che insieme alle sonorità di Carneiro e la fisicità asciutta di Runa mette bene a fuoco come le società invece di aiutare le relazioni- soprattutto con se stessi- le facciano diventare del tutto asettiche. Non resta che urlare con Munch sia lo sfacelo, sia la voglia di stare qui ed ora. Urlare la ricerca del senso che diventa istinto di sopravvivenza. E se la compagnia crede nel potere che ognuno come individuo ha nella scelta della propria vita -esattamente quando Runa, demolendo la scenografia, fra furore dionisiaco e volontà di potenza, si costruisce un podio su cui salire e rivendicare se stesso- crede un pò meno nella capacità che gli uomini hanno di raccontarsi e di vedere il mondo e quindi gli altri. Quell'uomo non riesce a comunicare nulla di tutto il suo mondo interiore, la parola è sminuita nel su valore o sono gli uomini incapaci di fermarsi e trovare il giusto codice?
Uno spettacolo che da delle speranze a metà, che crede nella forza individuale ma è completamente sfiduciato dalla sovrastruttura. Il progresso non deve essere necessariamente una linea dritta, un andare avanti a tutti i costi. Torniamo indietro, retrocediamo e troveremo il vecchio uomo che c'è in noi.
Gb
TORINODANZA
THE OLD KING
13 - 14 ottobre 2012
Creato da Miguel Moreira, Romeu Runa
interpretato da Romeu Runa
musica Pedro Carneiro
www.lesballetscdela.be
THE OLD KING
13 - 14 ottobre 2012
Creato da Miguel Moreira, Romeu Runa
interpretato da Romeu Runa
musica Pedro Carneiro
www.lesballetscdela.be