Teatro Astra
con Herlitzka rivive Pasolini
Per la sezione Tempi Moderni, al Teatro Astra (26-28 novembre) l'ultimo Pasolini.
Un monologo presago, quasi divinatorio è Una giovinezza enormemente giovane. Affidato a Roberto Herlitzka, lo spettacolo, omaggiando il pensiero di Pier Paolo Pasolini, conferma la grande capacità profetica, sul piano sociale e politico, dello scrittore romano.
Nato dall'idea condivisa, fra l'autore Gianni Borgna e il regista Antonio Calenda, Una giovinezza enormemente giovane, attraverso l'evocazione dell'opera letteraria e poetica pasoliniana, riflette sul mondo attuale, lo stesso che Pasolini, in qualche modo, aveva già intuito. Un "vedere politicamente" di cui Borgnane è un vero testimone culturale.
Cultore della sue opere - ricordiamo il saggio firmato a quattro mani con Adalberto Baldoni, Una lunga incomprensione. Pasolini fra destra e sinistra, che recentemente ha permesso di riaprire il caso presso laProcura della Repubblica di Roma - da segretario della FGC romana, Borgna ebbe modo di conoscere direttamente Pasolini, di sperimentare la generosità con cui si dedicava ai giovani di sinistra, simbolo, per lui, di una realtà allora in forte divenire.
E proprio dalla sua morte misteriosa che, il regista Antonio Calenda, trae ispirazione per dar inizio ad una messinscena evocativa - fra immagini della nuova Roma vs capitale pasoliniana e testimonianze documentaristiche - in cui lo scrittore stesso, testimone della propria fine, si lascia andare a riflessioni sul mondo che ha lasciato e su quello attuale. Una Roma così diversa dalla sua, oggi città multietnica, convinta che il bene più grande sia il denaro e che la storia e la cultura non possano che essere quelle borghesi. Temi con cui, quotidianamente, ci confrontiamo e che la sua poetica, ancora oggi, ci invita ad affrontare con la dovuta consapevolezza.
Una musica, un colpo nel buio, un corpo a terra. Un'immagine forte con cui il protagonista Roberto Herlitzka, uno degli interpreti di più intenso spessore poetico della scena italiana - pensiamo ai premiati ruoli da protagonista in La Mostra di Claudio Magris, Re Lear di Shakespeare interpretati per lo Stabile del Friuli Venezia Giulia - da inizio al soliloquio.
Riferimenti al pensiero pasoliniano e al corpo della sua letteratura pervadono, ovviamente, il testo e le scene di Paolo Giovanazzi, oltre a ricreare l'ultimo squarcio romano visto da Pasolini, ispirano bene unadimensione periferica della nostra italianità, la stessa che, l'intellettuale romano, stava andando denunciando con una consapevolezza, visto la sua posizione sociale, che andava ad intaccare proprio lo status quo.
Intellettualmente comprensibile, quasi tenero, lo sguardo con cui Pasolini guarda la semplicità romana. Ma il suo resta tuttavia, lo sguardo di un essere raffinato che ricerca valori basici, nel momento in cui ne percepisce la perdita. E quando le "borgate" lo deluderanno, la sua ricerca artistica si sposterà al mondo fiabesco dei miti e delle novelle in cui vivi sono gli ideali che lui rincorre. Pasolini sapeva bene che qualcosa si stava smarrendo e riusciva ad intuire cosa questo comportava nell'essere umano e nella società che lo stesso avrebbe generato: una società dei consumi gravida di coscienze take away.
E una profezia del genere, misto di rabbia politica e sdegno intellettuale, da un comunista omosessuale, nell'Italia democristiana che stava gettando le basi dell'odierna omologazione, non poteva che essere gestita, cristianamente, come tutti sappiamo.
Pasolini è stato l'agnello da sacrificare - il grillo parlante da zittire con il ddt, l'uomo da umiliare, mafiosamente, nell'ultimo giorno della sua esistenza - da parte di un'Italia ipocrita, perbenista e, ancora, terribilmente borghese. Non sarà certo la cultura a regnare il Belpaese sembra il senso della sua morte, non servirà, infine, neanche essere una voce fuori campo, se senza cultura, rimane solo, ieri come oggi, una Roma caput pecoris.
Un monologo presago, quasi divinatorio è Una giovinezza enormemente giovane. Affidato a Roberto Herlitzka, lo spettacolo, omaggiando il pensiero di Pier Paolo Pasolini, conferma la grande capacità profetica, sul piano sociale e politico, dello scrittore romano.
Nato dall'idea condivisa, fra l'autore Gianni Borgna e il regista Antonio Calenda, Una giovinezza enormemente giovane, attraverso l'evocazione dell'opera letteraria e poetica pasoliniana, riflette sul mondo attuale, lo stesso che Pasolini, in qualche modo, aveva già intuito. Un "vedere politicamente" di cui Borgnane è un vero testimone culturale.
Cultore della sue opere - ricordiamo il saggio firmato a quattro mani con Adalberto Baldoni, Una lunga incomprensione. Pasolini fra destra e sinistra, che recentemente ha permesso di riaprire il caso presso laProcura della Repubblica di Roma - da segretario della FGC romana, Borgna ebbe modo di conoscere direttamente Pasolini, di sperimentare la generosità con cui si dedicava ai giovani di sinistra, simbolo, per lui, di una realtà allora in forte divenire.
E proprio dalla sua morte misteriosa che, il regista Antonio Calenda, trae ispirazione per dar inizio ad una messinscena evocativa - fra immagini della nuova Roma vs capitale pasoliniana e testimonianze documentaristiche - in cui lo scrittore stesso, testimone della propria fine, si lascia andare a riflessioni sul mondo che ha lasciato e su quello attuale. Una Roma così diversa dalla sua, oggi città multietnica, convinta che il bene più grande sia il denaro e che la storia e la cultura non possano che essere quelle borghesi. Temi con cui, quotidianamente, ci confrontiamo e che la sua poetica, ancora oggi, ci invita ad affrontare con la dovuta consapevolezza.
Una musica, un colpo nel buio, un corpo a terra. Un'immagine forte con cui il protagonista Roberto Herlitzka, uno degli interpreti di più intenso spessore poetico della scena italiana - pensiamo ai premiati ruoli da protagonista in La Mostra di Claudio Magris, Re Lear di Shakespeare interpretati per lo Stabile del Friuli Venezia Giulia - da inizio al soliloquio.
Riferimenti al pensiero pasoliniano e al corpo della sua letteratura pervadono, ovviamente, il testo e le scene di Paolo Giovanazzi, oltre a ricreare l'ultimo squarcio romano visto da Pasolini, ispirano bene unadimensione periferica della nostra italianità, la stessa che, l'intellettuale romano, stava andando denunciando con una consapevolezza, visto la sua posizione sociale, che andava ad intaccare proprio lo status quo.
Intellettualmente comprensibile, quasi tenero, lo sguardo con cui Pasolini guarda la semplicità romana. Ma il suo resta tuttavia, lo sguardo di un essere raffinato che ricerca valori basici, nel momento in cui ne percepisce la perdita. E quando le "borgate" lo deluderanno, la sua ricerca artistica si sposterà al mondo fiabesco dei miti e delle novelle in cui vivi sono gli ideali che lui rincorre. Pasolini sapeva bene che qualcosa si stava smarrendo e riusciva ad intuire cosa questo comportava nell'essere umano e nella società che lo stesso avrebbe generato: una società dei consumi gravida di coscienze take away.
E una profezia del genere, misto di rabbia politica e sdegno intellettuale, da un comunista omosessuale, nell'Italia democristiana che stava gettando le basi dell'odierna omologazione, non poteva che essere gestita, cristianamente, come tutti sappiamo.
Pasolini è stato l'agnello da sacrificare - il grillo parlante da zittire con il ddt, l'uomo da umiliare, mafiosamente, nell'ultimo giorno della sua esistenza - da parte di un'Italia ipocrita, perbenista e, ancora, terribilmente borghese. Non sarà certo la cultura a regnare il Belpaese sembra il senso della sua morte, non servirà, infine, neanche essere una voce fuori campo, se senza cultura, rimane solo, ieri come oggi, una Roma caput pecoris.
gb
Teatro Astra
Una giovinezza enormemente giovane
di Gianni Borgna
ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini
con Roberto Herlitzka
regia Antonio Calenda
scene Paolo Giovanazzi
luci Nino Napoletano
TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
in collaborazione con MITTELFEST 2013
Una giovinezza enormemente giovane
di Gianni Borgna
ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini
con Roberto Herlitzka
regia Antonio Calenda
scene Paolo Giovanazzi
luci Nino Napoletano
TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
in collaborazione con MITTELFEST 2013