L'occhio di Elliott Erwitt
La retrospettiva a Palazzo Madama
Ospitata nella Corte Medievale di Palazzo Madama a Torino, organizzata dalla casa editrice d'arte Silvana Editoriale, insieme alla rinomatissima agenzia fotografica Magnum Photos, in collaborazione con il Comune di Torino e la Fondazione Torino Musei, la grande retrospettiva dedicata al fotografo dei contrasti Elliott Erwitt prende il via domani 17 aprile. Membro di Magnum Photos dal 1953, Erwitt da oltre sessant'anni racconta la vita quotidiana e quella mondana con lucidità e arguzia, ironia e occhio da piccino.
Fu proprio Robert Capa (in mostra a Palazzo Reale fino al 14 luglio ), socio fondatore dell'agenzia, ad invitarlo a farne parte e la selezione di 136 fotografie in bianco e nero scelte per la mostra - alcune fra quelle che hanno consacrato Erwitt come uno dei più grandi fotografi di fama mondiale - ci suggerisce cosa abbia colpito Capa negli scatti di Erwitt.
Pensiamo - e Torino ce ne da la possibilità - agli scatti del primo presenti a Palazzo Reale in cui l'occhio del fotografo era gelidamente obiettivo nel narrare per immagini la cronaca mondiale, e a quelle del secondo, ironiche e "rubate", che invece giocano con l'obiettività e sfidano il reale cambiandone il punto di vista.
Mentre Capa è come ossessionato dal denunciare ciò che l'uomo è capace di fare ai suoi simili, Erwitt con la sua ironia intelligente vuole sfuggire a questo reale, rovare il fantastico e l'inatteso nella quotidianità stessa.
Si tratta di reagire a ciò che si vede, senza preconcetti – afferma Erwitt– si possono trovare immagini da fotografare ovunque, basta semplicemente notare le cose e la loro disposizione, interessarsi a ciò che ci circonda e occuparsi dell'umanità e della commedia umana.
Infatti parte delle foto in mostra sono foto personali e non professionali, scatti privati, che solo in un secondo momento Erwitt decide di pubblicare, rendendo così ancora più affascinante l'intero percorso, che suddiviso in tre sezioni, ci racconta della sua passione per i bambini, per gli animali, le sensazioni che uno scorcio paesaggistico o cittadino può regalare. I suoi viaggi e le sorprese nello sbirciare la gente che visita i musei. Catturare l'anima ai personaggi famosi con uno scatto rubato. E' un preciso punto di vista da cui l'autore vede o vuole vedere la vita, e la mostra gli permette di condividerlo con il pubblico, di comunicarlo. Una forma di espressione fotografica sempre più difficile, ha dichiarato Erwitt, sempre più cedevole al passo della fotografia patinata delle pubblicità e costruita dei set.
Erede della tradizione fotografica che rese celebre Henri Cartier-Bresson, basata sull'abilità compositiva e sull'istintiva sensibilità nel "cogliere l'attimo", oggi Erwitt è un vecchietto simpaticissimo e di poche parole, ironico e forse felice che oltre a mostrarci delle ottime opere d'arte, ci invita, nella vita, ad andare oltre ciò che vediamo stanchi e di fretta. Fermiamoci -ci dice- mettiamo a fuoco, forse tutto può essere un gioco serissimo.
L'allestimento presenta le foto, suddivise in sezioni come si diceva, ma sistemate come nelle vecchie quadrerie, un modo utile a rendere il concetto di "commedia umana" al quale l'autore è legato.
Un po' meno felici sono le cornici di colore beige abbinate alle foto in bianco e nero che si stagliano su delle pareti grigie. Una dissonanza cromatica che poco affascina l'occhio del visitatore più esigente.
Fu proprio Robert Capa (in mostra a Palazzo Reale fino al 14 luglio ), socio fondatore dell'agenzia, ad invitarlo a farne parte e la selezione di 136 fotografie in bianco e nero scelte per la mostra - alcune fra quelle che hanno consacrato Erwitt come uno dei più grandi fotografi di fama mondiale - ci suggerisce cosa abbia colpito Capa negli scatti di Erwitt.
Pensiamo - e Torino ce ne da la possibilità - agli scatti del primo presenti a Palazzo Reale in cui l'occhio del fotografo era gelidamente obiettivo nel narrare per immagini la cronaca mondiale, e a quelle del secondo, ironiche e "rubate", che invece giocano con l'obiettività e sfidano il reale cambiandone il punto di vista.
Mentre Capa è come ossessionato dal denunciare ciò che l'uomo è capace di fare ai suoi simili, Erwitt con la sua ironia intelligente vuole sfuggire a questo reale, rovare il fantastico e l'inatteso nella quotidianità stessa.
Si tratta di reagire a ciò che si vede, senza preconcetti – afferma Erwitt– si possono trovare immagini da fotografare ovunque, basta semplicemente notare le cose e la loro disposizione, interessarsi a ciò che ci circonda e occuparsi dell'umanità e della commedia umana.
Infatti parte delle foto in mostra sono foto personali e non professionali, scatti privati, che solo in un secondo momento Erwitt decide di pubblicare, rendendo così ancora più affascinante l'intero percorso, che suddiviso in tre sezioni, ci racconta della sua passione per i bambini, per gli animali, le sensazioni che uno scorcio paesaggistico o cittadino può regalare. I suoi viaggi e le sorprese nello sbirciare la gente che visita i musei. Catturare l'anima ai personaggi famosi con uno scatto rubato. E' un preciso punto di vista da cui l'autore vede o vuole vedere la vita, e la mostra gli permette di condividerlo con il pubblico, di comunicarlo. Una forma di espressione fotografica sempre più difficile, ha dichiarato Erwitt, sempre più cedevole al passo della fotografia patinata delle pubblicità e costruita dei set.
Erede della tradizione fotografica che rese celebre Henri Cartier-Bresson, basata sull'abilità compositiva e sull'istintiva sensibilità nel "cogliere l'attimo", oggi Erwitt è un vecchietto simpaticissimo e di poche parole, ironico e forse felice che oltre a mostrarci delle ottime opere d'arte, ci invita, nella vita, ad andare oltre ciò che vediamo stanchi e di fretta. Fermiamoci -ci dice- mettiamo a fuoco, forse tutto può essere un gioco serissimo.
L'allestimento presenta le foto, suddivise in sezioni come si diceva, ma sistemate come nelle vecchie quadrerie, un modo utile a rendere il concetto di "commedia umana" al quale l'autore è legato.
Un po' meno felici sono le cornici di colore beige abbinate alle foto in bianco e nero che si stagliano su delle pareti grigie. Una dissonanza cromatica che poco affascina l'occhio del visitatore più esigente.
GB
Torino, Palazzo Madama
Elliott Erwitt - Restrospettiva
17 aprile – 1 settembre 2013
www.elliotterwitt.com
www.palazzomadamatorino.it
Elliott Erwitt - Restrospettiva
17 aprile – 1 settembre 2013
www.elliotterwitt.com
www.palazzomadamatorino.it